Via libera del G20 alla Global Minimum Tax e alle nuove regole sul ricollocamento dei profitti delle grandi multinazionali. Le nuove norme si basano su due pilastri: il primo prevede il trasferimento dei diritti impositivi agli Stati di commercializzazione, dove cioè risiedono i consumatori che acquistano beni e servizi da una grande multinazionale; il secondo un’aliquota minima di almeno il 15% per le imprese attive a livello internazionale. I negoziati dovrebbero proseguire durante l’estate con l’obiettivo di raggiungere un accordo concreto in ottobre, per andare poi a regime nel 2023.
L’incontro del G-20 a Venezia ha dato il suo appoggio all’accordo firmato giorni fa da 131 Paesi per un prelievo societario minimo di “almeno il 15%” e nuove regole per ricollocare una porzione degli utili netti delle più grandi aziende del mondo, in particolare i colossi tecnologici statunitensi.
Tuttavia, restano alcuni punti scivolosi. Il primo riguarda il ritiro delle digital tax nazionali, più di 40, ad oggi in vigore. A seguire, le pressioni, soprattutto francesi, per un innalzamento, anche futuro, dell’attuale aliquota (dal 15% fino al 18%). E ancora, il via libera non cancella le difficoltà che incontreranno gli esperti OCSE nell’affinare le regole e le procedure di questa “rivoluzione fiscale” senza precedenti. Il consenso, infatti, c’è sull’impianto di base dei due pilastri, non sulle regole tecniche di dettaglio.
I negoziati dovrebbero proseguire durante l’estate con l’obiettivo di raggiungere un accordo concreto in ottobre.
(leggi tutto)